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al testo di Marco Galvagni
Il silenzio acuto del mattino
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A mio padre Ho annodato a ciottoli levigati il fluire dei miei ricordi. Forse era l’aurora cremisi che si specchiava nei solchi delle rare onde, forse la magia del silenzio acuto del mattino. Forse la quiete infinita ed il confluire d’umane speranze tipici d’ogni alba in qualunque angolo del mondo. Forse un po’ di tutto ciò mischiato all’amore per la vita: e noi in simbiotica armonia su quei greti ci trovavamo, padre, ed era l’acuto silenzio delle nostre illusioni, la genesi delle nostre buone intenzioni. Era la folgorante attesa d’un alito di luce a farci muovere, padre, laddove ormai sono avanzate poche manciate di rena e l’acqua ha reso canute persino le amiche conchiglie. Pubblicata dalla rivista nazionale Poesia nel 2002
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